A capodanno 2014-15 mi sono ritrovata per la prima volta fuori dall’Europa. Appena prima di catapultarmi in Kiwiland, ho passato dieci giorni nella nuova casa della mia sorellina adottata. Nel 2019 ci sono tornata, ma qui di seguito è il diario di viaggio di quella prima visita di 8 anni fa, come raccontata giornalmente in quel di fb, e come rimasta nelle bozze qua per 4-5 anni. C’erano delle foto che accompagnavano, ma purtroppo non le visualizza più.
10HappyDays a Tokyo
..senza Fonzie purtroppo!
Tokyo.. Giappone.. Chi l’avrebbe mai detto che sarei finita a queste latitudini?! Io no di certo. Anche la mia ospite non ci crede ancora che io, proprio IO!, sia arrivata fin qui da lei. Eppure abbiamo già passato un giorno assieme. E per far questo ho usato il passaporto biometrico per passare dal controllo elettronico automatico!
E ho scoperto che il Monte Fuji è la montagna solitaria dello hobbit!
Per una rimpatriata questo e altro.
PRIMO GIORNO – domenica 28.12
Jet lag non tanto, dopo aver camminato in giro per diverse ore non è strano che io sia stravolta. Arrivata alle 10 di mattina dopo 14 ore di volo dove non è che abbia veramente dormito ho resistito fino a mezzanotte. Le prime impressioni di Tokyo sono… Tokyo è tokyosa! È la prima volta che esco dall’Europa e vado direttamente fino al paese dove tramonta il sole. Dovrò poi accertarmi che sorga anche (ci penserò l’anno prossimo). A Tokyo c’è tecnologia, ci sono tante cose strane, innovative. Eppure mi sembra una città vecchia. È tecnologica e moderna, ma non nuova. I treni sono ancora vecchi rispetto a molte altre città. Forse mi aspettavo in qualche modo un ambiente futuristico. Invece no. Ecco cosa combinano i film con noi: avevo cominciato a confrontare le città del Giappone con il mondo del futuro. Ci sono tante cose particolari , ci sono le strade sopraelevate nella città (anche se non così futuristiche di aspetto) che passano sopra altre strade, fiumi, … Ci sono schermi e insegne luminose dappertutto, immagini strane, ci sono automobili che vengono posteggiate dal posteggio stesso, ci sono macchinette delle bibite semplicemente ovunque, ci sono taxi verdi dagli specchietti strani e con le portiere automatiche, ci sono prese che non sono quelle degli adattatori che ti vendono in svizzera, c’è gente in mezzo alla strada che non viene assolutamente investita. E poi.. Non capisco assolutamente nulla di quello che mi dicono, tranne arigato (come diamine si scrive traslitterato?) ogni due per tre, ma fa niente. Va bene così, è divertente lo stesso e in qualche modo funziona nonostante la mia ignoranza assoluta in fatto di lingue extraeuropee. E non meno importante è .. Sto imparando a mangiare il riso con le bacchette!
Se vai in Giappone puoi dimenticare più o meno tutto… In albergo ho trovato spazzolino e dentifricio, sapone e shampoo, rasoio, oltre agli asciugamani anche un accappatoio/pigiama. E l’asse del cesso è ovviamente riscaldata. Come anche i sedili nei treni.
Perse nelle stazioni dei treni: fatto!
SECONDO GIORNO – lunedì 29.12
Piove anche in Giappone. Oggi non ho visto così tanti distributori automatici di bibite come ieri. Ma sono dappertutto. O forse mi sono già abituata. Ho riempito un’altra schedina di foto e comincio a non sentirmi più così bassa: in mezzo a tutti questi palazzi enormi siamo tutti piccoli . La città dell’elettronica Akihabara è piena di colori e luci e lì ho trovato neko palla tora. Ma quanto è buono il co co curry? Poi non dimentichiamo che oggi è anche il compleanno di Sakura. E abbiamo conosciuto anche Asari. Due fanatastici felinquilini di Calico. Qui è la cosa più normale passare del tempo in bar a dar da mangiare ai gatti. Che società filofelina
Andare in un cat cafe: fatto!
Andare in un purikura a fare foto kawaii con gli occhioni grandi: fatto! Fotografare un tombino artistico: fatto!
Fermarsi in mezzo a una strada a sei corsie a fare una foto: fatto!
Buonanotte..
DAY THREE – martedì 30.12
Oggi ho scoperto che esiste un gufo cafe! Nyaaaa.. Ho preso anche la metro oggi, ho mangiato un ramen tanto buono buono buono, in un posto bello e tradizionale. Poi sono tornata in albergo perché mi ero dimenticata di rifornire il mio portafoglio di cibo, e qui in giappone non prendono la maestro. Quindi di nuovo tobu tojo line fino a ikebukuro. Le stazioni le so a memoria fra un po’. Alla seconda dopo tokiwadai spesso il treno rimane fermo qualche minuto per lasciare passare i treni diretti. Ciò significa che le porte restano aperte.. e siamo in inverno anche qui! Fortuna che c’è il riscaldamento sotto i sedili!
Oggi ci siamo godute una spa con onsen, concentrandoci sulla parte spa. Ci siamo date al lusso e per un corrispettivo di 40.- franchi c’erano compresi l’onsen con tutte le sue calde vasche con acqua termale, sia dentro che fuori, dove abbiamo passato una buona ora. Poi spazio doccia giappo (seduti) con tutti i prodotti per capelli e corpo, spazio per rimettersi in sesto con phon, prodotti per capelli e viso e orecchie, spazzole a volontà, spazio trucco con tutti i prodotti. Nei 40.- anche una bibita e la cena in un ristorantino carino carino e buono buono con un buon the caldo. E asciugamani e vestiti per girare negli spazi comuni compresi. La nostra faccia ha cambiato completamente tra prima e dopo onsen! Una volta uscite giro sulla ruota panoramica e via, di ritorno a casa, poco dopo le sette, stravolte per il troppo relax.
Mangiato ramen buono buono: fatto!
Stata in un onsen: fatto!
Dimenticato i soldi in albergo: fatto!
Accorgersi di aver dimenticato una cosa importante come il caricatore per la macchina fotografica… Fatto!
Essere sempre più stanca la sera presto: fatto!
Far diventare tutto carino carino, kawaii e nya: fatto!
Buon anno nuovo a tutti, ci sentiamo l’anno prossimo! :)
Buon anno nuovo!
DAY FOUR & FIVE – mercoledì 31.12.2014 & giovedì 1.1.2015
Grazie a tutti per gli auguri scritti qua e là e che ancora verranno. Non riesco a rispondere sempre visto che sono in giro, ma sono tutti tanto apprezzati!
Ammetto poi subito una cosa: la prima alba dell’anno ce la siamo persa (qui è tradizione guardarla). Però ho scoperto che in pieno inverno alle sette di mattina è già pieno giorno. Negli ultimi giorni ho dimenticato una cosa importante: Tokyo è una città musicale. Per strada i semafori non fanno i soliti rumori da allarme che sentiamo da noi. E hanno almeno due varianti (sempre a ritmo due/uno due/uno). Ogni fermata ha la sua musica diversa come accoglienza e per i vari annunci, e ogni tanto anche un po’ natalizia (cosa che in estate potrebbe sembrare un po’ strana). Ma la cosa più importante: le stazioni cinguettano! Così a caso, di punto in bianco e sottoterra.
Questi due giorni mi sono di nuovo esercitata con l’inglese (il duo come al primo giorno è diventato un trio) e ho visto e scoperto tante cose. Premetto che di cultura giapponese (oltre che di lingua) non ne so tanto (l’avrete già capito) e quello che sto imparando sono tanti pezzi sparsi qua e là.
A Shinjuku Sandra ha vinto una pecorella rosa tanto carina per me. Credo portino fortuna perché le si vede in giro ovunque per l’anno nuovo, che tra l’altro è quello della capra! Al mio prossimo viaggio sarò piena di animaletti portafortuna, portacompagnia e portaricordi. Abbiamo mangiato yakiniku, carne al fuoco, con una griglia dentro la tavola e via si cucina da soli.
Per capodanno abbiamo fatto un miscuglio di tradizioni e.. non tradizioni. Via verso Asakusa dove c’è un grande tempio, poi Skytree dove dovevano esserci i fuochi ma poi nessuno sapeva nulla (nemmeno il giapponese che stava lavorando lì a mezz’ora dal capodanno) quindi ci siamo rispostate in zona Asakusa e via dentro un Hub Pub inglese. Al caldo, sedute, a dormire.. Le altre due soprattutto. Poi ci voleva un Ramen (Ichiran) tanto buono (sempre quello) alle tre e mezza di mattina per ripigliarsi un po’ e siamo finite a Shibuya dove c’era stata festa per strada e abbiamo trovato il devasto. Gente che urla happy new year in mezzo a quegli incroci tanto piccoli che hanno minimo quattro strisce pedonali (ogni tanto anche sette) con le macchine che passano tranquille. Sporcizia ovunque. Casino fatto da giapponesi. Allegra scorribanda di poliziotti in fila interminabile per due che ci è passata accanto sulle strisce pedonali (con il verde noi) trotterellando e sparendo poi per destinazioni ignote. Dopo qualche giorno in cui mi ero abituata a gente tranquilla, strade assolutamente sempre pulite, nessuna preoccupazione continua per ladri, in giro calma, eccetera… be’ diciamo che è stata una visione un po’ strana. Dopodiché casa per due orette e siamo riuscite a dormire in tre in un letto pensato giusto giusto per uno. E ovviamente alle sette e mezza sveglia e via di nuovo in metro perché il primo dell’anno la mattina qua si fa shopping per i saldi più pazzi dell’anno! E le mitiche fukubukuro: borse con dentro merce assortita e sconosciuta fino alla sua apertura dopo l’acquisto. Ovviamente molto saldata rispetto alla somma degli articoli inseriti. Alle due di pomeriggio mi riavvio verso l’albergo, faccio un giretto di mezz’ora e poi dormo qualche ora prima di riuscire s mettermi a scrivere.
Torniamo indietro: Asakusa e il suo tempio. Tutto intorno bancarelle su bancarelle di cibo cibo cibo e qualche altra cosa. Ci si prepara per il nuovo anno, si aspetta (e si mangia). La gente alle 22 è già in fila davanti al tempio più grande (shintoista?) per la prima preghiera dell’anno. Tanta altra gira. Guarda compra mangia fa foto. L’atmosfera è festosa ma tranquilla. Poi poco prima di mezzanotte movimento intorno al piccolo tempio buddista. La gente si sposta, si lascia passare la gente importante e si aspetta. Il conto alla rovescia molto emozionante. Se non ché non avevo la minima idea da che numero fossero partiti quindi nemmeno quanto mancava. Poi le esultazioni e poco dopo il primo rintocco. 108 rintocchi di campana, ognuno fatto da un’altra persona (tutti dall’aspetto importante) ognuno che rappresenta un peccato. Al cancello un fuoco tenuto vivo con bastoncini con tante scritte. Presumibilmente sempre con i peccati, comunque con cose negative, bruciate per non dar loro spazio nel nuovo anno. Accanto al cancello un muro di lanterne bianche con ognuna una scritta, presumo stavolta di auguri per il nuovo anno. Come i rami di pino e i tronchi di bambù che già si trovano da qualche giorno in giro per la città come buon augurio di longevità. Dai rintocchi ci siamo spostate al tempio grande per scoprire come ci andrà il nuovo anno. Una fortunata. Sfortuna sia a me che a Sandra! Io dovrei pure evitare di intraprendere viaggi! I biglietti positivi si tengono, quelli negativi si bruciano o si buttano. Li abbiamo legati assieme a tanti altri bigliettini di gente sfortunata come noi nella speranza che poi vengano annientati.
Davanti al tempio la fila di gente è lunghissima, arriva fino alla strada lungo il largo viale che già contiene tantissima gente e continua oltre l’incrocio girando l’angolo e lungo il marciapiede fino a non so dove. Tranquilli in attesa.
Il nodo fatto ai nostri biglietti di cattiva fortuna sembrano avere funzionato. Prima di dormire abbiamo chiesto alle rune come saranno i nostri anni. I celti sono decisamente più propizi! Un anno positivo adatto al cambiamento, ai viaggi, al trasferimento, di armonia famigliare e in cui anche se mi sentirò un po’ sola ogni tanto farò nuove conoscenze e stringerò nuovi legami importanti. Un augurio migliore di questo non potevo averlo!
Mi rimetto a dormire. Domani sarà un altro giorno pieno di sorprese! Il secondo giorno del nuovo anno
Buonanotte!
DAY SIX – venerdì 2.1
Siamo tornate alla normalità, oggi abbiamo pure battuto il nostro record e alle cinque e mezza avevamo già cenato (il primo giorno abbiamo pranzato alle quattro..) e alle sei ci siamo separate. D’accordo, hanno ragione a dirmi che qui sono ancora più vecchia! Nella stazione di Ikebukuro mi sono pure persa alla ricerca dei macaron a forma di orsetto tanto carini e tanto buoni. Ma non ho potuto provare se da non spiaccicati sono lo stesso tanto buoni, perché non sono proprio riuscita ad arrivare alla zona della stazione che volevo. Ci ho rinunciato e ho preso il treno.
Oggi ho visto ancora gente in giro con una freccia. Vorrei tanto sapere che significato ha (per il nuovo anno). Mi incuriosisce questa cosa. Qualcuno lo sa?
La sfortuna annunciata dal nostro fogliettino ci ha perseguitate oggi: tutto chiuso per il due di gennaio. Pure il palazzo imperiale che oggi era aperto.. alle due e mezza era già chiuso! In compenso abbiamo trovato un parco pieno di gatti rossi
Tornando all’albergo dalla stazione ho trovato in cielo Orione. Mi sono sentita un po’ a casa e ho automaticamente cominciato a canticchiare. Rendendomi conto che da quando sono partita non ho mai aperto bocca per cantare. Forse rimedieremo con un karaoke prossimamente.
DAY SEVEN – sabato 3.1
Nyaaaaaan! Non ci crederete ma oggi sono rientrata in albergo dopo le 21! Olaf però continua a perseguitarmi. Dopo i primi incontri casuali nei primi giorni, ora lo trovo in giro che mi sorride più volte al giorno. Che voglia farsi comprare? Al massimo dei caldi abbracci, comprare no chance! Non dopo che stasera ho trovato il negozietto dei miei sogni (Squoiattola per ora ride ancora di questo cosa). Tanti bei vestiti kawaii ma come piacciono tanto a me, particolari, con decorazioni e laccetti, la commessa simpaticissima che continuava a ripetere kawaii che ci ha salutate con un a domani. Un vestito portato via.. Domani chissà.
La giornata ha cominciato di nuovo all’insegna della sfortuna: se ieri era tutto chiuso oggi era pieno di code interminabili.. Skytree vista in tutte le salse, da sotto. Acquario non messo meglio, fontana al parco ha smesso di spruzzare e quando ha ricominciato il sole ormai era quasi sparito, primo ristorante lasciamo stare… Poi il secondo ristorante (un locale dove la gente va a bere ma ci sono anche tante cose buone da mangiare) neanche un po’ di fila e dopo essermi riempita la pancia di spiedini e robi al formaggio molto buoni ho scoperto il mio nuovo amore perciò la situazione si sta risollevando. Ho pure scoperto il significato della freccia che viene venduta nei santuari scintoisti per capodanno e avrebbe il potere di scacciare gli spiriti maligni.
Qui a Tokyo sto diventando carnivora con tutte le cose buone da provare. Quando torno a casa rischio di fare una dieta vegetariana.
Negli ultimi giorni non ho avuto molti obbiettivi raggiunti. Rimedio subito.
Preso tutti i mezzi di trasporto pubblici di Tokyo tralasciando bici e trasportino con corridore umano (ovvero treni, taxi, metro e bus): fatto!
Far disperare e divertire un giapponese addetto alle informazioni perché voleva assolutamente che noi capissimo ma non sapeva una parola di inglese: fatto!
Trovato una panetteria tanto buona con panini tanto belli: fatto!
Comprato lo zoo a Ueno invece di entrarci: fatto! (Vedi foto)
Aspettato a lungo dei polli di cuore dispersi: fatto!
Sbranato una pecorella del nuovo anno al cioccolato: fatto!
Non saper più parlare né scrivere italiano e creare un sacco di neologismi: fatto!
DAY EIGTH – domenica 4.1
Giornata tranquilla, la domenica. Siamo sempre qua, Sandra e io. Un po’ di nausea per me oggi, ma vabbe’. Si cerca di non pensarci e ormai si sta bene. Finalmente le cose stanno riaprendo e i turisti stanno diminuendo. Di code interminabili non ne abbiamo più viste. Fino a ieri davanti a ogni tempio, tempietto, santuario c’era sempre un sacco di gente in attesa di poter pregare per il nuovo anno. Oggi effettivamente non siamo passate davanti a dei templi, mi pare, ma in generale c’era meno ressa. Una cosa da sottolineare comunque è la disciplina e la calma con cui i giapponesi si mettono in fila e aspettano al loro posto. Non importa se sia per prendere il treno o il bus, o che sia per entrare in un ristorante a mangiare (qui spesso bisogna aspettare un attimo prima di entrare in un ristorantino) o per pregare al tempio. Le persone si mettono in modo ordinato dove devono stare e aspettano come se fosse la cosa più naturale (e bella) del mondo.
Negli ultimi giorni c’erano in giro un sacco di padri con i bambini piccoli. Solo un attimo fa ho scoperto e realizzato che il motivo è che gli uomini lavorano spesso per orari improponibili per noi, tutto il giorno fino a tardissimo la sera, perciò in questi giorni di vacanza ne hanno approfittato. Da noi non ho mai visto così tanti padri in giro da soli con i figli (senza la madre). Ne vedi qualcuno qua e là, ma qua c’era quasi l’invasione.
La moda giapponese non si può riassumere tanto facilmente. Ci sono un sacco di mode anche qui, mode giovanili, stravaganti e meno, estreme e molto classiche. Ci sono ragazze che si vestono come maschi, ragazzi che si vestono molto femminile. Però oggi ho visto il top. In una stazione dei treni mi è passato davanti un uomo abbastanza alto vestito con un kimono tradizionale da donna esattamente come lo avevo visto in vetrina (accanto a uno da uomo) per il nuovo anno. Trucco in viso bianco e rosa. Con tutta la gente che passa per quelle stazioni nello stesso momento solo al secondo sguardo mi sono resa conto che fosse un uomo.
Noi invece abbiamo approfittato di questa giornata ancora di bel tempo per fare un po’ di conoscenza con gli alberelli a palle (pini) fuori dal palazzo imperiale. Abbiamo filmato le coreografie della mia ospite e guida e facendo un po’ di foto tra i pini vari abbiamo conosciuto l’albero 399. Dopodiché cena e sistemare diverse cose. Quante cose avrò ancora dimenticato che avevo pensato di scrivere? Chissà.. metto in carica le batterie della macchina fotografica (ho trovato il caricatore ad Akihabara!) e mi metto a dormire.
DAY NINE – lunedì 5.1
Nono giorno qui a Tokyo. Visto tanti luoghi, fatto tante cose, mangiato tanti cibi. Ma è così poco che sono qui. Ho guardato il passaporto e ho scoperto che potrei stare qui 90 giorni.. Nya.. Allora sì che imparerei qualcosa. Ma il mio viaggio quest’anno ha altra destinazione.
Una cosa che non ho ancora detto è che Tokyo è una città di bici. È strapieno di ciclisti e stracolmo di bici posteggiate ovunque. Le macchine sono così attente e il traffico, nonostante le strade immense, così ridotto che la gente pedala tranquillamente per le strade di questa piccola cittadina di provin.. hem.. di questa metropoli!
Altra particolarità: per strada non si può fumare, nei ristoranti sì. Ma sono pochissimi quelli che fumano nei ristoranti. Probabilmente anche perché non c’è la tradizione di andare a mangiare e restare a chiacchierare. Di solito si entra, si comanda, si mangia e si esce. Per strada però, perlomeno in zona shinjuku, trovi dei smoking point che sono un po’ riparati e separati dal resto.
Vi siete mai lamentati di quanto i giovani oggi siano attaccati al telefono e ognuno per conto proprio seduti tutti assieme? Qui sono tutti con il telefono perennemente in mano, non solo i giovani. Ma si parlano lo stesso. È la quotidianità.
C’è anche la musichetta delle cinque per strada da queste parti.
Esistono bar tranquilli con musica jazz di sottofondo e due gatti che ronfano beatamente su due sedie agli angoli del locale (e non è un cat cafe, ma si chiama die katze, in una stradina laterale di shinjuku).
Poi in queste strade forze oscure sono all’opera, e ci attraggono molto prepotentemente. Abbiamo pure ceduto davanti a un orso, una tigre e un coniglio. Ma i dolci qui sono così buoni! E così belli! La tartaruga è stata la mia colazione stamattina: panino dolce e verde. Buona la piccola turtle. Domani sarà l’ora fatidica di un orso che ha perso la testa sul mio comodino due giorni fa. Mentre ora è finita per l’orsacchiotto macaron.
Dopo vado a dormire e a riposare la mia testolina dolorante sognando forse il bel panorama visto (gratuitamente) stasera dal 45esimo piano di un palazzo…
Ciao ciao
DAY TEN – martedì 6.1
Giorno di ozio in quel di Tokyo. Nuvole, ventaccio caldo, sole, poi ventaccio e nuvoloni e pomeriggio di pioggia. Che ha lasciato il posto a un ventaccio freddo la sera.
Ne abbiamo approfittato per risolvere un po’ di questioni tecniche. Casa di Sandra è diventata un servizio di sartoria (mi ha ricucito la borsa che si stava staccando da tutte le parti), un servizio tecnico e informatico di telefonia mobile (con conseguente sistemazione del mio telefono) e specializzato in vendita e formattazione di piccoli pc da viaggio, oltre che un’agenzia di viaggio con apposita postazione per sistemare il mio arrivo alla prossima destinazione che si stava complicando. Non da ultimo è diventata anche una scuola di lingue internazionali.
Così risultò scandalosamente che non feci che qualche foto in tutta la giornata, e tutte all’interno di questo stupendo studio multitasking.
Stesso luogo dove si rischiò il delirio cronico in codesta giornata, e dove ciugnammo allegramente tra un neologismo e l’altro.
E dove ricordammo il fattorino del giorno addietro, in bici allegramente pedalante con un vassoio con due ciotole in spalla…
Andate in un kombini sotto la pioggia a prendere dolcetti giappo ciugnati nell’immediato dopo: fatto!
DAY ELEVEN & BACK
Giovedì 8 gennaio. Sull’aereo di ritorno a casa. Tempo abbastanza per scrivere il mio ultimo happy days. Non ci starò per molto, a casa, ma è comunque strano. Mi sembra passata un’eternità dal primo giorno a Tokyo. D’altra parte.. Finalmente casa.
Ieri l’ultimo giorno, gli ultimi giri per Shinjuku, visita al Tokyo national museum a Uedo, l’ultimo tramonto giapponese. Stamattina qualche danno in programma (una pecorella abbandonata in albergo e un the sui miei pantaloni in aereoporto) prima di salire sull’aereo (dove ho preferito non aprire il sacchettino della salsa per l’insalata sul quale c’era anche scritto di fare attenzione perché potrebbe schizzare sui vestiti all ‘apertura).
A inizio viaggio sono riuscita a chiamare il paese dove sorge il sole, quello dove tramonta.. Ce la posso fare anch’io, ce la posso fare!
Non ho visto mendicanti per la città in questi giorni, e pochissime persone per strada. L’Europa in confronto è un ammasso di povertà. Non ho avuto paura per queste strade enormi, né mi sono sentita a disagio con la popolazione di questa metropoli (tranne in certi momenti a capodanno, abbiamo fatto una foto con un giapponese, non lo avevo ancora scritto mi pare, ma era il più simpatico della serata). È gente tranquilla e gentile qui. Sembra che i giapponesi si mettano a urlare unicamente se sono commessi di negozi, e molto tanto parecchio durante i saldi!
Chissà quando tornerò qua. Chissà se mai tornerò in Giappone. In ogni caso anche se questi happy days sono nati un po’ per scherzo è stato divertente fare un riassunto di quello che abbiamo combinato. È stata un’occasione per segnarmi questa esperienza. So che la maggiorparte di chi ha letto non avrà capito un bel niente.. Tranne che abbiamo mangiato tutto il tempo e delirato un po’!
E ora io che non avrei mai creduto di arrivare fino in Giappone e sono una che preferisce le lande desolate alle grandi città, sto tornando a casa dopo undici giorni passati a Tokyo dove ho amato la cucina, ho adorato la città, ho ammirato una nuova cultura, ho adottato un po’ di sano kawaii dove prima sarebbe stato tutto kitsch, sono rimasta sorpresa scioccata stralunata da diverse cose. Ho scoperto che non è poi così irraggiungibile neanche per me una cultura e una lingua asiatica, ora che mi ci sono confrontata. Sarebbe fattobile (o forse fattibile) se volessi, anche se più complicato per me che le lingue europee.
Ma soprattutto dopo novanta giorni di lontananza le due Squoiattole erano di nuovo on tour! Nyaaa
Squoiattole on tour reloaded andata a meraviglia con tanti strafalcioni e neologismi: fatto!
Grazie alla mia squoiattola, torno a casa arricchita… di tanti “oooh “, “mi pare giusto”, “cos’è questo?”, … di un vestito una maglia e un giacchettino in più, di un computer, di un telefono funzionante, di un pacchetto di Le Caramelline, … di tante cose carine viste, di tanti nya e cuoricini e dolciosità simili in più, di un po’ di parole e conoscenze culturali in più, … E di undici fantastici giorni in compagnia tra abbuffate rilassamenti bagnate danni risate mal di testa camminate :))